New life in the Land of Chocolate. Un sottotitolo un po' ironico per un sito (blog) nuovo di zecca pronto a raccontare qualcosa della mia nuova avventura in der Zentralschweiz.

Lascio ai posteri internauti il mio precedente blog così com'è. Senza aggiungere alcunchè.

Requiescat in pacem

Anche perchè nell'ultimo periodo aveva(o) l'encefalogramma piatto.

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New life in the Land of Chocolate. An ironic subtitle describing a new site (prevalently blog) ready to describe and tell something concerning my new adventure in der Zentralschweiz.

I leave my previous blog to the future web-internauts as it is. No more posts will be added.

Requiescat in pacem

Especially because during the last period it(I) had flat encephalogram

domenica 30 ottobre 2011

La mia ex-azienda

Sebbene uscito dalla routine e dall'atmosfera italiana, seguo con interesse "sentimentale" le vicende del mio ancora Bel Paese. Forse in un prossimo post parlerò dei sensi di colpa velati che provo ad aver lasciato l'Italia proprio in questo momento storico e dettaglierò le motivazioni che mi hanno spinto a sconfinare in un paese extraeuropeo.




Ho già scritto qui il riassunto, senza però soffermarmi a spiegare le mie conclusioni.

Oltre a seguire le vicende macro-economiche e politiche, mi interesso anche della mia ex-azienda. Questo lo faccio per svariati motivi: ho ancora molti amici che ci lavorano, che si battono per i propri diritti e che, spesso, si sentono frustrati del comportamento dei managers. Oltre ai contatti telefonici, seguo anche il blog che il sindacato (FIOM CGIL) ha creato per informare e per discutere. E quello che leggo nei post recenti e soprattutto nei commenti è che esiste una profonda sfiducia nella direzione dell'azienda. Poichè non sono più all'interno, non posso dire che l'azienda stia veramente come la dipingono i commenti (le voci si sa non contano molto). Tuttavia posso affermare con certezza che la direzione non fa niente per meritarsela la fiducia dei lavoratori e che nel passato i rumors che circolavano di bocca in bocca non si discostavano tanto da quello che accadeva da lì a poco tempo.

A prescindere della salute aziendale, quello che noto nell'ultimo post è la tipica attività italiana: lo scaricabarile. L'azienda va male per colpa dei managers, dei sindacati, dei sindacalisti "pecoroni", dei lavoratori che non si interessano, di quelli che con gambe tremanti se ne vanno dal capo del personale, di quelli che non si vogliono esporre per non essere cacciati via. E così ad libidum.

Nella mia esperienza posso dire che il sindacato (FIOM) e il suo rappresentante aziendale si sono sempre mossi (male o bene, sbagliando o meno) e hanno sempre sollecitato il confronto e la discussione sia con l'azienda che con i lavoratori. Che è vero che molti lavoratori non si interessavano, ma che quando abbiamo deciso di attivarci con qualche protesta più sostanziale (sciopero, manifestazioni), abbiamo raggiunto delle percentuali accettabili. Potevamo fare di più? Sì! Sicuramente, ma quello che voglio dire è che l'attenzione del lavoratore, come quella del sindacato è sempre stata attiva.

Naturalmente questa è la mia esperienza e non è né generale né generalizzabile.

Sinceramente però non posso dire che i risultati dei lavoratori (e del sindacato) possano essere definiti accettabili. Parafrasando un mio ex-collega: "sono entrato 4 anni fa in questa azienda, ho avuto 5 aumenti tra aumenti del contratto collettivo e aumenti personali e adesso, lavorando nello stesso posto,  prendo in busta meno della mia prima busta paga. Inoltre guadagno quanto un neo assunto."


Penso che tale conclusione sia legata ai tempi che corrono: declino industriale nazionale, poche aziende italiane grandi e multinazionali, sofferenza delle aziende strategiche per assenza di investimenti statali, mancanza di visione a medio termine delle aziende di consulenza che stanno diventando piano piano aziende di manpower e soprattutto mancanza di lavoro in Italia. Questo comporta una mancanza di concorrenza tra le aziende, alta disoccupazione, bassi salari. Una manna per le aziende le quali possono contenere i costi, ma una manna che dura poco (e adesso lo si sta vedendo): pochi salari significa pochi consumi. Pochi consumi significa pochi prodotti, pochi prodotti significano pochi profitti. E pochi profitti portano a pochi posti di lavoro e tutto ricomincia.

Dicevo una manna che dura poco. Ma se le aziende non sono italiane, basta soltanto cambiare mercato.



1 commento:

  1. finalmente un nuovo post!! non puoi lasciare il blog per così tanto tempo.
    Qui è un casino, anche chi ha lo stipendio non ha voglia di spendere perchè i consumi fissi aumentano e resta ben poco.
    In più abbiamo le case (e le vite) piene di robe, ma spesso si ha l'impressione che manchi proprio quello di cui c'è bisogno.
    Un saluto da Firenze, D

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