Tuttavia il mio pensiero non è di tipo scientista o determinista e ho sempre pensato che la scienza può spiegare eventi e fatti che riesce a conoscere e di conseguenza ad analizzare; ma che ciò che essa non conosce non è detto che non esista, che non debba esser preso in considerazione. Su questi fatti "irrazionali" la scienza non può e non deve dare giudizi.
E sulla base di questo concetto, sono sempre pronto a fidarmi delle mie sensazioni e di cose che non posso spiegarmi con la ragione ma che "sento" come vere o presumibili. Una di queste sono le coincidenze che da un po' di tempo mi/ci capitano. E tutte hanno a che fare con il nostro viaggio in India di aprile scorso.
Quel viaggio mi ha profondamente colpito. La nazione e tutto il suo popolo è una esperienza che, secondo me, una persona curiosa dell'altro dovrebbe compiere una volta nella vita. I colori, gli odori, i rumori e i sapori sono completamente differenti da quelli occidentali e proprio per questo sono state una esplosione di sensazioni ed emozioni quando le ho provate.
E da quando siamo tornati sembra che questa nazione, questa cultura ci stia camminando a fianco in maniera silenziosa, lasciando la nostra libertà di prendere decisioni ma palesandosi nei momenti opportuni. Ogni volta che un bivio della vita si è presentato, un simbolo, una citazione casuale, una notizia letta distrattamente mi ha fatto pensare che l'esperienza indiana ha contribuito a prendere la decisione per la strada che poi è stata presa.
Che dire poi della Svizzera? Una nazione che ad Aprile non vedevo come una soluzione se non per le possibili prossime vacanze invernali e che invece è diventata la mia seconda casa, il mio luogo di lavoro e, da un certo punto di vista, una possibilità di riscatto. Nei giorni della nostra permanenza ad Armistar, abbiamo scoperto essere la nazione europea più conosciuta e ambita dagli indiani. E cosa dire delle parole di Camilla al padrone di casa: "La Svizzera? A parte mucche e montagne non c'è altro! Ci sono molte altre belle nazioni da visitare in Europa." Ah, Camilla: come si chiama il dio scimmia indiano? Non sbagliare mi raccomando! ;)
E cosa dire delle apparizioni /telematiche, televisive, sui cartelloni, agli angoli delle strade di "segni" di quella cultura?
Lo so che potrebbero essere tutte coincidenze e il mio pensiero scientifico stride con la "mistica" di tali supposizioni. Mi piace tuttavia pensare che una cultura come quella indiana ci stia aiutando a trovare la nostra strada e mi piace pensare che dovremmo tornare in quel luogo povero, sporco, violento, rumoroso ma al tempo stesso profondamente spirituale, tollerante, curioso e sicuro di sè per mantenere la nostra promessa nel caso in cui essa debba essere mantenuta.
E poi non ho ancora visto il tetto del mondo.
Hanuman! :-)
RispondiEliminaMa citerei anche Ganesh (che non si sa mai)! :-)
Quando ne ho parlato, qualche giorno fa, con Manmeet questo è quello che mi ha risposto: Incredible India as they say!
Non resta molto da aggiungere alla sua perfetta risposta indiana, che possiamo immaginare detta con un sorriso incorniciato da una lunga barba sikh.
Ci siamo dati appuntamento "prossimamente" al Golden Temple. E' una promessa che dobbiamo mantenere!
:-)